Rubrica "Risponde Umberto Galimberti" D di Repubblica. 16 nov. 2013 p. 218. |
sabato 16 novembre 2013
martedì 29 ottobre 2013
Mio padre Giovanni, oggi 20 giugno 2014, avrebbe compiuto 100 anni (Collemeto 1914-1986).
Mio padre Giovanni Romano |
Lo chiamavano Giovannino. Capijancu (Capobianco) era il soprannome per via che a quelli della sua stirpe s’imbiancavano precocemente i capelli. Di storie da raccontare mio padre ne aveva sempre a iosa: sfido io con nove anni di guerra! Partì militare per Genova, era il 1935, e da qui fu imbarcato per l'Africa: 15 giorni di traversata, tre anni di guerra in Libia, Eritrea ed Etiopia per difendere le conquiste coloniali. Raccontava sempre di aver partecipato a una marcia di 600 Km detta dello Scirè. Tornato a Collemeto nel 1939 sposò Giuseppina Costantini, figlia del massaro Paolo della masseria di San Giovanni. I Costantini provenivano da Zollino, paese della zona grika del Salento. Un anno dopo il matrimonio Giuseppina morì di tifo, una morte usuale in quegli anni a causa delle condizioni igienico sanitarie molto precarie in cui si viveva allora. Anche la mortalità infantile era molto alta. Basti dire che in mancanza di un acquedotto si era costretti a bere l'acqua piovana convogliata in grandi cisterne sotterranee.
Nel 1940 si risposò con mia madre Lucia Giustizieri nativa di Neviano, ma fu richiamato per la seconda guerra e, per i meriti della guerra d’Africa, gli fu concesso di raffermarsi come guardia confinaria sui monti di Ventimiglia. Qualche anno dopo lo raggiunse mia madre e misero su casa lassù in Alta Italia
Fu in seguito a un bombardamento degli alleati che mamma dovette sfollare verso Alessandria in casa di parenti di un commilitone di mio padre. Alla fine della guerra entrambi impiegarono un mese, stipati in un treno merci, per tornare a Collemeto. Per due anni a causa dell'Italia spezzata in due non avevano dato notizie di sé, sicché al paese ormai venivano dati per dispersi.
Per i primi nove anni di matrimonio non ebbero figli: il primo a nascere fu il sottoscritto nel 1949, poi in sequenza altri tre figli maschi: Aldo, Angelo ed Eugenio.
Di storie di guerra ne raccontava tante papà, spesso su insistenza di noi ragazzi. Erano storie di coraggio e di avventura, anche raccapriccianti, tante volte con la morte scampata per un soffio. D'estate, nei raduni serali della gente, diventava un affabulatore e le sue storie erano molto richieste. Ma per quanto queste fossero tragiche non tralasciava mai di condirle con l'ironia e lo scherzo. Aveva un bagaglio comico non indifferente e si abbandonava volentieri all'esagerazione e ai gesti più smodati pur di far ridere. Gli piaceva anche cantare, aveva una voce bassa e possente e duettava spesso con suo zio Pasqualino Romano che abitava dirimpetto.
Negli anni Cinquanta mio padre con suo fratello Vito misero su una piccola società di autotrasporti che commerciava in blocchi di tufo da costruzioni pesanti e faticosi da maneggiare, visto che non esistevano né gru, né muletti. Lavoro duro, levatacce mattutine per caricare e scaricare un autocarro con rimorchio facendo leva sulla sola forza delle braccia.
Una Fiat Seicento fu il suo veicolo quotidiano per girare da un cantiere all'altro e piazzare i tufi. Meta quotidiana era Lecce soprattutto, che negli anni Cinquanta pullulava di cantieri: vedi la costruenda allora piazza Trecentomila e il quartiere Santa Rosa.
Furono anni in cui il pane e il lavoro non mancò: più fortunati di tante famiglie che avevano problemi di sopravvivenza e i cui figli e mariti espatriavano in Francia, in Svizzera, in Germania o nel Nord Italia. Poi nel 1965 il tracollo, la società si sciolse, restammo sul lastrico. Fu in questa circostanza che mia madre maturò l'idea di emigrare a Civita Castellana nel viterbese. Qui raggiungemmo altre famiglie di Collemeto e dell'intero Salento dedite alla coltivazione del tabacco. Dieci anni duri, anni di isolamento nella campagna, levatacce mattutine, ore e ore passate a raccogliere e a infilzare tabacco, ore dove soltanto le parole e le canzoni potevano alleviare il tedio e la fatica di ogni giorno specie durante i mesi estivi.
Era un uomo forte mio padre e ci dava sempre l'impressione che non si stancasse mai. Nel lavoro badava molto alla forma (che non era essenziale ai fini del profitto), ma ci teneva a che le corde del tabacco e i telaietti esposti al sole stessero nell'ordine dovuto. Nel 1975, i figli ormai sistemati, il ritorno a Collemeto. L'orto e gli ulivi, nel suo appezzamento di terra nel fondo San Giovanni divennero la sua occupazione quotidiana. Fumava molto, fino a distruggersi i polmoni. Se ne andò la notte del 2 febbraio del 1986 all’età di 71 anni. Era di sera, una telefonata: papà grave. Da Civita Castellana una corsa notturna di 700 km con Mina e i miei fratelli nella speranza di poterlo salutare per l'ultima volta. Ma non facemmo in tempo.
Di lui ricordo i baci sulla bocca quando tornavo a Collemeto, spesso con sorpresa una o due volte l'anno. Erano gli stessi che ci elargiva da bambini: per lui era come se non fossimo mai cresciuti. Negli abbracci, poi, mi fissava sempre negli occhi e spesso osava chiedermi: "Quanto bene mi vuoi, figlio mio?"
Ho un dolce ricordo di quand'ero seminarista a Nardò. Partiva di proposito da Collemeto per appostarsi all'angolo di una strada al sol fine di vedermi passare con gli altri seminaristi, in fila e in silenzio, nella consueta passeggiata del primo pomeriggio. Seminascosto, mi lanciava strani segni, uno di questi era mettersi il taglio della mano in bocca e stringerla in una voglia di urla e imprecazioni, quasi volesse dirmi: ma chi te l’ha fatto fare figlio mio! Non gli era concesso avvicinami, era proibito dalla regola. Ma quegli occhi di malinconia a scrutarmi di nascosto con tanta voglia di un abbraccio almeno, me li sento ancora addosso quando il suo ricordo di struggente tenerezza mi fa ancora capolino come allora e più di allora.
Piace a Lucia Rizzo, Mina Fabiani, Egidio Antonazzo e altri 73
COMMENTI DEI LETTORI:
Lupo Fiore bell'uomo . bella foto - questo , invece mio padre , il comandante Franz ,che , scampato a Cefalonia , si e' fatto anche Auschwitz - Birkenau - da internato- Esattamente un mese fa avrebbe compiuto 98 anni- classe 1917- mi manca il mio bambino perdonami Alfredo se ho utilizzato il tuo spazio..mi hai dato l'abbrivio..
20 giugno alle ore 7.16 · Non mi piace più · 2
Alessandro Soli Una rassomiglianza impressionante, le poche righe che hai scritto caro Alfredo avvalorano i sentimenti che noi coetanei abbiamo per i nostri genitori. Papà di anni ne ha 91, mamma 89, storie diverse, realtà diverse, ma accomunate dalla voglia di fare tipica degli italiani VERI ! Vale Alfredo, vale...
Carmen Diletta Ho letto con molto piacere questo tuo chiaroscuro di vita che tocca il cuore molto da vicino evocando la figura dei "nostri" padri ( somiglianti,stranamente ,anche fisicamente! ) e invita a riflettere modulando i ricordi. Buona giornata a tutti!
Mimmo Dominicis Io l'ho conosciuto...Bellissima foto...E debbo dire anche bellissima persona come uomo...
Sara Cherubini Che bello questo racconto e che belle le tue parole nel raccontarlo. A me le storie delle generazioni a cavallo tra le due guerre hanno sempre affascinato particolarmente e starei ore ininterrotte ad ascoltare e a fare domande e allora grazie Alfredo!
Piera Monti C'era una volta...Affascinante il tuo racconto, tuo padre una bellissima persona, ciao Alfredo
Anna Piccinno Dopo aver letto quello che hai scritto su tuo papà, Fiorentino ha continuato a raccontarmi, ricordando le visite dei genitori al Seminario ........" dovevi vederlo, Anna, il padre di Alfredo quando veniva a trovarlo. Il momento del distacco era particolare: Alfredo all'interno del portone e suo padre all'esterno, nella piazzetta......un saluto con la mano e via, tre -quattro passi e poi si voltava nuovamente per salutarlo e continuava così fin quando non scompariva.....".Caro Alfredo, oggi facciamo a te che assomigli tanto al tuo papà, gli auguri sperando che il traguardo dei cento anni possa raggiungerli almeno tu . Anna e Fiorentino
Raffaele Donno Complimenti Alfredo per la bella e unica storia... unica come sono le persone... uniche e irripetibili!
Alfredo Romano Arrivare a cent'anni? Ciao Fiorentino, non immaginavo che le scene di mio padre in seminario nell'atto del saluto si fossero stampate nella tua memoria. Un grazie di cuore a te e alla tua Anna.
Alfredo Romano Ringrazio di cuore tutti gli amici che hanno apprezzato il ricordo di mio padre. Non mi aspettavo tanto interesse. Sono commosso.
Lustefanu Lutranviere Uomini di altri tempi, che si ricordano con quel farfallio allo stomaco, anche chi non ha avuto persone come tuo padre affianco, vive a ritroso momenti di infanzia (come nel mio caso) che fanno luccicare gli occhi e strozzarti la gola con quel nodo che tanto ci piace ricordando quei momenti, grazie per aver condiviso questa emozione
Rosa Adele Nunzio mi piace il commento precedente perché è ciò che penso, preciso, preciso... grazie anche a lustefanu lutranviere
Anna Leo Alfredo. .bellissimo racconto...mi hai trasmesso un emozione infinita, indice di profondo affetto.
Maria Pia Bel ritratto Ha occhi irrequieti e luminosi come l avevamo certi uomini combattivi del sud. Anche mio nonno ha fatto la guerra in Etiopia ed era rimasto vedovo durante la guerra. Dell'Africa raccontava le cose tragiche e bizzarre che aveva visto. Invece mi è piaciuto tanto il racconto in cui narrava di come suo padre la svegliava al mattino quando bisognava raccogliere il tabacco. Può ripubblicarlo? È quello in dialetto salentino, con le imprecazioni, troppo spassoso!
Aldo Romano Grazie Alfredo per avermi ricordato i cent'anni di papà, Un grande papà e...non dico altro
Paola Romano Io non posso dire niente.. Mi viene solo da piangere ogni volta che penso che non c'è più.. Io ero la sua reginetta, come diceva lui, e per me lui era il più grande... Mi manca tantissimo, mi ha insegnato tante cose, peccato che Giorgia non lo abbia conosciuto, si sarebbero piaciuti... Ciao nonno, sei sempre nel mio cuore e nei miei pensieri
Giovanni Romano (figlio di Angelo) nonno ti penso sempre e mi manchi tanto,se potessi vedere tutti i tuoi nipoti adesso!!!!!!!!!!
Alfredo Romano Ciao mio nipote Gianni che porti il nome del nonno. Tu lo hai conosciuto da piccolo e te lo abbiamo sempre raccontato.
Rita Mastria dove sono i padri di un tempo? Quelli che sapevano unire la forza e la dolcezza insieme e le sapevano trasmettere ai figli insieme a tanto altro: i sacrifici e le privazioni ne avevano forgiato il carattere insieme alle tenaci radici contadine. Oggi la paternità è tutta da riscoprire
Sandro Filoni Grazie Alfredo mi hai fatto ricordare i bei tempi passati ad ascoltare i racconti dei miei (nonni, Vito Filoni e Giuseppe Petrelli) coetani di tuo padre. Leggendo il tuo racconto mi e sembrato di sentirli ancora.
Grazie di cuore.
Grazie di cuore.
Alfredo Romano Non immaginavo, caro Sandro, parlando di mio padre, di poter restituire un po' la storia e il modo d'essere della vita di un tempo. Grazie a tutti quelli che hanno commentato così numerosi questo post.
Raffaella Verdesca Tuo padre l'ho conosciuto e amato da quando è nato fino ad oggi, 21 giugno 2014. Domani aggiungerò un giorno in più. Tutto questo mi è stato concesso attraverso le infinite strade fiorite del tuo andare incontro ai ricordi e agli affetti. Le parole che sai scrivere e pronunciare sono protesi dei tuoi ventricoli, vi scorrono tumultuose emozioni che hai reso immortali anche per noi. Come tuo padre Giovannino. Anche noi, come lui, ci sentiamo premurosi cari seminascosti negli angoli delle vie che percorri, Alfredo Romano, aspettando che tu passi in compagnia dei tuoi fantastici sentimenti. Ti stringeremo appena possibile.
Alfredo Romano Beh, Raffaella Verdesca, per tutte le storie che negli anni scorsi ho raccontato (l'ho impersonato anche a teatro mio padre) s'è fatta una cultura della mia famiglia.
Egidio Antonazzo ...vite diverse ma storie comuni: mio padre , 24 maggio1912 - 14 settembre1991! Sei anni di guerra e poi ripartire per una nuova stagione da Uomini Veri!
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